La scuola ha un ruolo fondamentale nello sviluppo dei bambini, in quanto permette loro di padroneggiare determinate abilità di base utili all’apprendimento e di imparare diverse competenze trasversali (pensiero critico, problem solving, ragionamento ecc.). Proprio per questo dovrebbe avere un ruolo primario nell’accompagnare ogni alunno alla piena maturazione del suo potenziale.
In una società sempre più complessa, anche la scuola si sta evolvendo in tale direzione, ponendo delle sfide considerevoli agli insegnanti. Un tema di rilievo sono sicuramente i Disturbi del Neurosviluppo, i quali vengono spesso rilevati all’interno del gruppo classe. In particolare, quelli più riscontrabili sono i DSA e l’ADHD, che comprendono rispettivamente difficoltà negli apprendimenti di base (lettura, scrittura, calcolo) e deficit di attenzione, iperattività e impulsività.
Sebbene ci sia stata un’operazione di sensibilizzazione su queste tematiche, molti insegnanti non sono adeguatamente formati ad individuare i segni precoci di queste condizioni e non possiedono le competenze e gli strumenti per sostenere al meglio questi studenti. A tutto questo si aggiunge spesso la mancanza di tempo da poter dedicare alle specifiche esigenze degli alunni, dovendo rispettare un programma molto ricco. Ne consegue che, in ancora troppi casi, le norme vigenti, adibite al riconoscimento e al sostegno dei bambini e ragazzi con DSA o ADHD, vengano applicate in maniera approssimativa e non garantiscano appieno il loro diritto allo studio. A cascata questo tipo di didattica influirà in modo negativo sull’autostima, sull’immagine di sé e sulla rappresentazione che il bambino ha della scuola, minando il suo futuro scolastico ed extra-scolastico.
Cosa dovrebbe sapere un insegnante su DSA e ADHD
Un insegnante formato dovrebbe:
– conoscere i DSA e l’ADHD: essere consapevole delle loro difficoltà e del loro funzionamento, saperne riconoscere le caratteristiche, conoscere i differenti stili di apprendimento e aver chiare le norme vigenti in materia (legge 170/2010, DM del 27.12.2012 ecc.);
– imparare ad osservare: sulla base degli aspetti teorici, deve essere in grado di individuarne i segni precoci osservando le modalità di studio, quelle con cui affronta i compiti o quelle con cui si relaziona con compagni e insegnanti stessi;
– saper programmare una didattica inclusiva: conoscere a fondo cosa sia un PDP (Piano didattico personalizzato) e come funziona. L’insegnante dovrà apprenderne le caratteristiche, il ruolo delle misure compensative e dispensative e l’utilizzo di diverse forme di valutazione;
– essere in grado di agire in modo adeguato: deve avere le competenze per intervenire in modo idoneo ed efficace, applicando effettivamente le misure espresse nel PDP, costruendo delle alleanze educative e una rete efficiente con i genitori e professionisti sanitari, sostenendo il bambino nel suo percorso scolastico anche a livello emotivo, applicando dei metodi didattici alternativi.
In che modo può formarsi un insegnante?
Esistono diversi modi per formarsi sulla tematica dei disturbi del neurosviluppo o, nello specifico, su DSA o ADHD. È possibile che la scuola stessa richieda un corso di perfezionamento per i propri docenti oppure ogni docente può muoversi da solo, iscrivendosi alle varie iniziative di formazione organizzate sul territorio oppure a corsi di formazione organizzati a livello nazionale in modalità in presenza o FAD. I corsi possono essere promossi da enti accreditati, ossia soggetti esterni al mondo della scuola che offrono formazione e sono stati riconosciuti dal Miur (Ministero dell’Istruzione e del Merito). Ciò significa che contribuiscono ad aumentare il punteggio in una graduatoria pubblica e sono validi per accedere a concorsi pubblici. Purtroppo, non tutti i corsi disponibili sono riconosciuti dal Miur, quindi bisogna porre molta attenzione in caso si volesse lavorare nell’ambito pubblico.
Altre modalità formative possono essere i master universitari, anch’essi riconosciuti dal Miur, ma, in genere più onerosi e dalla durata solitamente annuale. Corsi e master sono essenziali per assimilare le conoscenze teoriche e le linee guida per individuare i campanelli d’allarme dei DSA e ADHD, le loro caratteristiche principali nell’ottica di una loro migliore gestione, le metodologie didattiche e di valutazione, la redazione del PDP ecc.
Se si ha bisogno di una formazione dal taglio più pratico, si può optare per workshop o Teacher Training. È vero che spesso i master includono delle ore di tirocinio, ma non sono così mirate su una specifica tematica. Queste modalità più tangibili permettono di condividere esperienze, discutere casi, conoscere le ultime leggi, ricerche ed innovazioni in materia. Attraverso di essi sarà possibile raggiungere quattro scopi principali:
– affinare l’abilità di osservare e interpretare adeguatamente i comportamenti dei bambini in classe. Il focus principale sono proprio le manifestazioni, le difficoltà e fragilità degli alunni con DSA o ADHD;
– apprendere come strutturare gli spazi, i tempi e le attività per supportare gli alunni. Si dispensano suggerimenti, consigli, esempi, simulazioni per arrivare a creare un ambiente facilitante e inclusivo;
– migliorare la relazione con l’alunno e promuovere la sua inclusione nel gruppo classe. Si pone attenzione sulle modalità comunicative, sull’espressione delle emozioni e sulla valorizzazione delle diversità;
– promuovere l’uso di tecnologie assistive, di metodi didattici alternativi, di strategie e strumenti per favorire l’integrazione degli studenti nel gruppo classe. Questo approccio, oltre a sostenere l’apprendimento dei più fragili, aiuta anche l’intero gruppo classe a comprendere meglio determinati concetti.
Un’altra utile modalità formativa è quella di lavorare a stretto contatto con gli esperti: fare rete e collaborare con psicologi, pedagogisti, neuropsichiatri infantili può essere un ottimo modo per apprendere come sostenere al meglio gli alunni con DSA o ADHD, usando efficacemente il PDP.
C’è da sottolineare che la formazione dei docenti di ruolo negli istituti pubblici è “obbligatoria, permanente e strutturale” come cita la legge 107/2015. È proprio il Miur che si fa regista, specificando gli ambiti di aggiornamento per la formazione. Dopodiché il dirigente scolastico detterà le linee di indirizzo e il collegio docenti elaborerà le indicazioni, inserendo delle specifiche proposte nel piano triennale dell’offerta formativa. Tuttavia, i docenti non sono obbligati a prendere parte a queste iniziative, l’unico loro dovere è quello di rispettare gli obiettivi, scegliendo anche corsi esterni accreditati.
Sulla questione degli enti accreditati, è stata emanata la Direttiva 107/2016, che mirava a dettare i criteri per l’accreditamento e ha permesso l’istituzione della piattaforma SOFIA, in cui sono stati raccolti i corsi formativi validi. Inoltre, ogni docente di ruolo in istituti pubblici ha diritto alla “carta del docente” dal valore di 500 € annui per la propria formazione o per acquistare libri, riviste, hardware e software, ingressi nei musei o biglietti per eventi culturali, cinema o teatro.