Avere un bambino con ADHD in classe richiede molta pazienza, creatività, organizzazione e autorevolezza da parte degli insegnanti. L’ADHD, infatti, è un disturbo neurocomportamentale che scaturisce essenzialmente dall’incapacità del bambino di:
- inibire certi comportamenti;
- regolarsi autonomamente;
- organizzarsi;
- mantenere l’attenzione.
Per lui, quindi, può risultare molto difficoltoso rimanere concentrato per lungo tempo sulla voce dell’insegnante senza farsi distrarre da ciò che gli accade intorno, può faticare a gestire le emozioni e a programmare lo svolgimento di un compito.
Strategie di gestione dell' ADHD in classe
Come prima cosa è necessario che l’insegnante capisca le fragilità del bambino con ADHD, che non sono assimilabili a semplice sbadataggine o maleducazione. Conoscere il suo funzionamento gli permetterà di entrare in contatto realmente con il bambino e aiutarlo nel far emergere le sue potenzialità. La comprensione deriva dai valori, dalla visione che l’insegnante ha del proprio lavoro e dalla sua motivazione alla riuscita. Tutto ciò lo porterà a porsi nella posizione di osservatore e a farsi delle domande circa le modalità alternative da adottare per farsi rispettare ed ascoltare.
L’insegnante, quindi, dovrebbe chiedersi:
- perché il bambino ha questo tipo di comportamento, cosa lo scatena (antecedenti) • quanto spesso lo mette in atto (frequenza),
- quanto dura (durata),
- quali sono gli effetti di quel comportamento (conseguenze),
- cosa può fare o dire affinché il bambino si comporti secondo le sue aspettative, incoraggiandolo a rimettere in atto questi comportamenti desiderabili e a scoraggiandolo a riproporre quelli inappropriati (rinforzi e punizioni).
Questa fase di analisi aiuterà l’insegnante a predisporre un programma di modifica del comportamento cercando di: individuare un comportamento problema per volta, gestirne gli antecedenti e regolarne le conseguenze con rinforzi o punizioni.
Controllare gli antecedenti permette di prevenire un comportamento problema. Proprio perché i bambini con ADHD hanno una scarsa capacità di prevedere le conseguenze, la progettazione e la strutturazione del contesto diventa la chiave per arginare i comportamenti inadeguati. Una soluzione è quella di preparare un ambiente prevedibile attraverso: l’organizzazione del materiale, della classe, dei tempi di lavoro per evitare distrazioni, la predisposizione di una routine e di poche regole condivise.
La manipolazione delle conseguenze, invece, consente di modificare il comportamento. Stabilire in anticipo delle conseguenze positive per chi aderisce alle regole (rinforzo) aiuta ad incentivare la messa in atto di comportamenti desiderabili. Tuttavia, la conseguenza più frequente è la punizione, ossia una conseguenza negativa per coloro che non rispettano le regole. È bene sottolineare che questa, sebbene indebolisca il comportamento problema, non ha il vantaggio di suggerire al bambino come ci si dovrebbe comportare.
Metodi pratici per la gestione dell'ADHD in ambiente scolastico
L’insegnante ha bisogno di un po’ di creatività e pazienza per trovare le strategie più adatte ad intervenire nei confronti di questi bambini. Di seguito sono esposti alcuni consigli operativi utili e spendibili in classe, prendendo in considerazioni i principali comportamenti problema.
- Disattenzione
Spesso il bambino con ADHD si dimentica il materiale da portare a scuola o perde oggetti di sua proprietà, fa fatica a concentrarsi e ad organizzarsi, non si segna i compiti e disturba i compagni chiedendo insistentemente di prestargli i materiali.
L’insegnante potrebbe:
– Creare dei cartelloni in classe con delle immagini rappresentanti i materiali da avere sempre in cartella;
– Stampare delle tabelle da inserire all’inizio di ogni quaderno o nel diario con liste visive di oggetti da portare per ogni materia;
– Predisporre i banchi in modo tale da favorire il contatto visivo, ridurre le distrazioni, tenerlo vicino all’insegnante;
– Scrivere i compiti alla lavagna ed assicurarsi che tutti li abbiano copiati sul quaderno o sul diario, poi riportarli sul registro elettronico in modo tale da condividere le consegne anche con i genitori;
– Utilizzare canali d’apprendimento alternativi come quello visivo o uditivo (immagini, video, musica, role playing, esperimenti pratici ecc.) o l’apprendimento cooperativo;
– Dare istruzioni semplici e brevi per lo svolgimento dei compiti e assicurarsi che il bambino abbia compreso le consegne;
– Dividere i compiti in tappe per evitare la progressiva perdita di concentrazione.
- Iperattività
Se il bambino con ADHD non riesce a stare seduto al banco per tempi prolungati, non riesce a controllarsi e deve trovare continuamente un pretesto per muoversi, è rumoroso, parla ad alta voce e disturba la classe, l’insegnante potrebbe:
– Predisporre una routine di classe che permette ai bambini di prevedere le attività e regolare al meglio il comportamento;
– Creare dei cartelloni con delle semplici regole precedentemente discusse e modificate insieme ai bambini;
– Concordare dei piccoli momenti di pausa durante la lezione come momento di evasione;
– Stimolare il ruolo attivo del bambino nell’apprendimento attraverso attività manuali e di movimento;
– Assegnare al bambino compiti di responsabilità in modo tale da permettere il movimento per scopi positivi;
– Stabilire delle conseguenze positive a chi osserva le regole, le quali faranno da guida al bambino per capire quali comportamenti sono più appropriati.
- Impulsività
Il bambino con ADHD potrebbe essere impaziente, tendendo ad agire istintivamente senza pensare alle conseguenze. Spesso interrompe giochi o conversazioni, risultando fastidioso ai compagni. Nei compiti potrebbe ripetere insistentemente gli stessi errori senza riflettere sull’attività che sta svolgendo.
L’insegnante potrebbe:
– Segnalare gli eventuali errori tempestivamente durante lo svolgimento del compito senza pubblicizzarli alla classe per motivare il bambino a collaborare e correggerli;
– Farlo lavorare sulla metacognizione, allenandolo a porsi domande su sé stesso e sul proprio funzionamento;
– Fissare delle regole sulla conversazione in classe, sul rispetto dei turni di parola;
– Pianificare anche le situazioni di transizione e tempo libero (cambio ora, ricreazione, orario della mensa ecc.): dare delle alternative di gioco con delle regole e, in caso di inosservanza, prevedere dei minuti di “riflessione” in cui non potrà partecipare temporaneamente ai giochi. Sarebbe preferibile non togliergli l’intervallo totalmente, poiché aumenterebbe la frustrazione nel bambino;
– Sottolineare quando si accorge che il bambino ha avuto un comportamento migliore del solito per promuovere un’estensione dei comportamenti funzionali in più situazioni.
In conclusione, esistono varie strategie che l’insegnante può mettere in atto per facilitare la vita di classe e gestire al meglio i bambini con ADHD. Abbiamo visto come controllare le variabili e prevedere un sistema di rinforzo per i comportamenti desiderabili siano sicuramente due punti cardine per lavorare al meglio con questo particolare tipo di utenza. Nonostante ciò, non dobbiamo aspettarci dei cambiamenti repentini. Ci vuole pazienza e perseveranza, probabilmente serviranno diversi tentativi prima di ottenere i risultati sperati, ma, quando si vedranno dei piccoli passi in avanti, sarà una grande soddisfazione.