L’adolescenza è una fase di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, che comporta diversi cambiamenti fisici e mentali. Inizia intorno ai 10-11 anni con la maturazione del pensiero astratto ed immaginativo, della capacità di ragionamento ipotetico-deduttivo e delle capacità metacognitive, per poi terminare intorno ai 19-20 anni.
Nello specifico, i cambiamenti principali che riguardano questo periodo sono:
- Fisici: aumento di altezza, peso, massa muscolare, cambiamenti ormonali, sviluppo delle caratteristiche sessuali, acne, mutamento del timbro della voce nei maschi e comparsa del menarca nelle femmine;
- Cognitivi: sfoltimento delle connessioni cerebrali, consolidando quelle più efficienti ed eliminando quelle deboli o inutilizzate (pruning), più elevata plasticità cerebrale e più rapida comunicazione sinaptica dovuta alla mielinizzazione delle fibre, maturazione del pensiero astratto, creativo ed ipotetico, sviluppo del sistema limbico responsabile delle risposte emotive, della regolazione del sonno e dell’elaborazione del piacere, solo in tarda adolescenza si arriva ad una piena maturazione della corteccia prefrontale responsabile delle funzioni esecutive;
- Psicologici e sociali: ridefinizione dell’identità, dell’immagine di sé, dell’autostima, costruzione di valori e del senso etico grazie al confronto con nuove figure di riferimento (amici, insegnanti, allenatori ecc.), instaurazione delle prime relazioni affettive mature;
- Comportamentali: nuovi stili di vita, consolidamento di comportamenti legati alla salute, ricerca del rischio, di emozioni forti e sperimentazione delle proprie abilità.
Il motivo dei diversi comportamenti dell’adolescente va ricercato proprio nel loro substrato cognitivo: lo sviluppo della corteccia prefrontale, come è stato detto precedentemente, ha dei ritmi più lenti rispetto a quelli del sistema limbico. Quest’ultimo è sede dei processi emotivi e gratificanti, mentre la corteccia prefrontale riguarda maggiormente i processi di controllo e autoregolazione. Proprio per questo divario nella loro maturazione, avremo un sistema limbico completamente evoluto e molto attivo, ma mancante di un’azione inibitoria efficace della corteccia prefrontale. Gli adolescenti, quindi, hanno un’elevata reattività emozionale, sono impulsivi, sono alla costante ricerca della novità, del piacere, del rischio attraverso comportamenti incoscienti e talvolta pericolosi, proprio perché non possiedono un sistema regolatore pienamente formato. Inoltre, per la stessa ragione, possiedono minore capacità empatica e un pensiero iper-razionale che non gli permette di tener conto della situazione globale, dando più peso ai vantaggi dell’esperienza in sé senza badare alle conseguenze.
Per di più, la loro quantità di dopamina è minore rispetto a quella presente nelle altre fasi dello sviluppo, facendo provare facilmente forti sentimenti di noia. Il rilascio di questo ormone durante esperienze eccitanti, però, è maggiore rispetto all’infanzia o all’età adulta e questo porta l’adolescente a cercare esperienze esaltanti che diano una sensazione di vitalità, ad essere impulsivo e ad avere una maggiore predisposizione alle dipendenze. Oltretutto, il crollo del livello di dopamina in seguito a esperienze attivanti è maggiore rispetto alle altre fasi evolutive, portando gli adolescenti a ripetere le azioni gratificanti per poter sentirsi bene nell’immediato
I compiti evolutivi dell’adolescente
Gli adolescenti si trovano a dover superare dei compiti evolutivi che contribuiscono a sviluppare la loro identità. Secondo G.P. Charmet, questi sono quattro:
- Separazione e individuazione: il giovane si allontana progressivamente dalle figure genitoriali (non in senso concreto, ma a livello mentale). Rinuncia ai vissuti di protezione garantiti dall’adulto e prende le distanze dall’idealizzazione genitoriale (caregiver onnipotente, onnipresente e onnisciente). L’adolescente va alla ricerca di nuove fonti di conoscenza, nuove figure di riferimento e questo permette di trasformare il rapporto con il genitore in senso più paritario e reciproco, considerandolo come persona.
- Mentalizzazione del corpo sessuato: l’adolescente deve fare i conti con un corpo nuovo, trasformato e capace di sessualità generativa. Riconoscere il proprio cambiamento, integrare la nuova corporeità dentro di sé ed esserne consapevoli sono i passi per accettare questo nuovo sé. Quando l’immagine corporea diventa estranea, può diventare uno spazio di sperimentazione, anche estrema, su cui inscenare i propri conflitti (tatuaggi, piercing, disturbi alimentari, uso di sostanze, condotte autolesive ecc.). Superando questo compito evolutivo, si arriva a costruire la propria identità di genere, a esplorare il proprio orientamento sessuale e i propri gusti, a modulare il linguaggio corporeo e a percepire la propria mortalità e temporaneità nel mondo.
- Nascita sociale: l’adolescente inizia ad assumere un ruolo sociale tra i pari, sviluppa il bisogno di appartenere ad un gruppo e sceglie da solo i suoi amici e le sue figure di riferimento. Il gruppo dei pari permette all’adolescente di condividere i propri vissuti e valorizzare la propria generazione, sentendosi capito e meno solo nell’affrontare le sfide quotidiane. La rete di amici, però, può risultare anche deviante, portando l’adolescente a compiere azioni sconsiderate e trasgressive per non essere allontanato dai coetanei o rovinare la propria immagine.
- Definizione dei valori: l’incontro con nuove figure di riferimento è funzionale alla costruzione di un nuovo sistema di valori, che si allontana o integra quello tramandato dai genitori. Questi modelli di identificazione non sono obbligatoriamente delle persone conosciute direttamente, ma possono essere anche influencers, cantanti o attori che l’adolescente stima, sportivi ecc. Un elemento di rilievo nella vita dell’adolescente è la musica, portavoce di vissuti difficilmente verbalizzabili, spazio d’ascolto, di confronto e di condivisione, terreno di costruzione di gruppi sociali in base ai generi ascoltati e di distinzione da altri, portando l’adolescente a conoscersi. La formazione di una rete di valori, di una visione del mondo, di un senso etico e di ideali personali permette a tutti di avere una guida per prendere decisioni, fare delle scelte e mettere in atto dei comportamenti per realizzarsi senza ledere la vita altrui.
L’adolescente ADHD
Come abbiamo visto, l’adolescenza è di per sé una fase critica dello sviluppo umano, ma può diventare ancor più complesso viverla in presenza di ADHD. Questa condizione, che ha esordio in età infantile, porta con sé difficoltà attentive, impulsività e iperattività. Crescendo ed entrando nell’adolescenza, le caratteristiche dell’ADHD si mescolano e, talvolta, intensificano le caratteristiche di questo periodo dello sviluppo:
- Impulsività e iperattività: è una peculiarità dell’ADHD che si mischia ai differenti tempi di sviluppo tra corteccia prefrontale e sistema limbico tipicamente adolescenziali. L’intenso desiderio di libertà, la difficoltà a rispettare le regole, l’oppositività, l’impazienza e la scarsa empatia sono, ad esempio, delle caratteristiche adolescenziali che sono più accentuate nell’adolescente ADHD. L’iperattività tipica del bambino ADHD diminuisce o si trasforma, assumendo più la forma di un vissuto d’irrequietezza, di agitazione interna o logorrea.
- Forte reattività emotiva: la maturazione precoce del sistema limbico rispetto a quella della corteccia prefrontale, adibita all’autoregolazione, porta l’adolescente a reagire con maggiore intensità emotiva alle situazioni senza l’azione adeguata di un sistema inibitorio. L’ADHD accentua queste peculiarità dando luogo ad una labilità emotiva contraddistinta da scatti di rabbia, malumori improvvisi e sbalzi d’umore.
- Difficoltà di concentrazione: questa specificità dell’ADHD può essere accentuata dalla forte attività immaginativa, fantasiosa e sognatrice dell’adolescente, che lo porta a distrarsi facilmente. Il giovane con ADHD troverà più difficoltà dei suoi coetanei a rimanere focalizzato sulle attività che richiedono tempi prolungati di sforzo mentale, a resistere alle distrazioni, ad organizzarsi.
- Relazioni sociali instabili: l’importanza del gruppo e del sentirsi parte di qualcosa sono caratteristiche tipiche dell’adolescenza che possono essere ostacolate dall’ADHD. L’adolescente con questa condizione può sentirsi diverso dai suoi compagni, non compreso e allontanato. Potrebbe spingersi a cercare amici che sente più simili a lui, avvicinandosi a compagnie ribelli che possono indurlo a mettere in atto condotte rischiose.
Strategie per gestire la scuola superiore
Le difficoltà scolastiche dell’adolescente ADHD, già emerse nella scuola primaria, saranno sicuramente più evidenti nella scuola superiore a causa del maggior carico di studio, delle maggiori richieste di autonomia e la quantità più elevata di materie e compiti da gestire. Le fragilità attentive, la scarsa abilità di pianificazione e la frequente comorbilità con altri disturbi dell’apprendimento porterà il giovane a non terminare i compiti in tempo, a metterci più del dovuto a finirli, a trovare difficoltà nel rimanere concentrato in classe.
Per superare in modo meno traumatico la scuola superiore, sarebbe utile trovare degli strumenti e delle strategie di supporto come:
- PDP: un documento di programmazione redatto dagli insegnanti che definisce gli interventi da applicare rispetto agli alunni con bisogni educativi speciali, come i ragazzi con ADHD. Esso comprende le accortezze da adottare per assicurare un percorso scolastico di qualità all’alunno.
- Metodi di studio alternativi: prediligere canali d’apprendimento diversi da quello visivo-verbale (ossia, lettura e scrittura). Cercare altri canali per immagazzinare il materiale didattico attraverso studio di gruppo, attività manuali e concrete, serious games, video o immagini.
- Tecnologie assistive: strumenti tecnologici di sostegno allo studio e alla sua pianificazione come programmi per l’organizzazione (calendari, planner, agende o diari digitali), programmi per costruire grafici, schemi e mappe, tabelle, calcolatrici, registratori ecc.
- Spazi di studio adatti: trovare un ambiente senza distrazioni, adottare tecniche di studio che prevedano delle pause cadenzate (es. tecnica del pomodoro) per evitare la perdita della concentrazione, suddividere i compiti più complessi in tappe più piccole.
- Tutoraggi: chiedere aiuto a professionisti in grado di comprendere il funzionamento cognitivo dell’adolescente, ad individuare il suo stile d’apprendimento, ad affiancarlo nei compiti a casa e a promuovere la sua autonomia.