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La comunicazione della diagnosi: come parlare ai bambini dei loro DSA o ADHD 

Comunicare ai bambini una diagnosi di DSA o ADHD può rappresentare una sfida per i genitori, che si trovano a dover bilanciare informazioni e sostegno emotivo. È importante scegliere il momento giusto, usare un linguaggio adatto e rassicurante, e coinvolgere il bambino nel processo, in modo che si senta compreso e supportato. In questo articolo troverai suggerimenti pratici per rendere questa conversazione più serena e costruttiva.

La comunicazione della diagnosi: come parlare ai bambini dei loro DSA o ADHD 

Se già la comunicazione della diagnosi da parte del professionista al genitore è un momento delicato, lo è in  egual misura quello del passaggio di queste informazioni da parte del genitore al bambino. Richiede, sicuramente, un approccio informativo, che sappia tener conto anche delle componenti emotive e psicologiche. È opportuno, quindi, adottare una modalità rassicurante e supportiva, in grado di aiutare il bambino a comprendere meglio il suo funzionamento senza farlo sentire sbagliato. 

Possiamo elencare una serie di consigli per i genitori o altre figure di riferimento, che possono essere utili nell’affrontare il momento della comunicazione della diagnosi.

1. Scegliete il momento giusto

Sebbene non esista il momento perfetto, è comunque importante scegliere di introdurre l’argomento in una situazione di calma e apertura alla conversazione. Il genitore dovrebbe presentare il tema in modo positivo, sottolineando che la diagnosi è un punto di partenza fondamentale per capire come aiutare il bambino a gestire le sue difficoltà.  

Non è di certo fruttuoso, invece, avviare un colloquio improvvisato all’interno di una situazione di stress familiare o di conflitto, che potrebbe avere ripercussioni sull’autostima, sull’autoefficacia, sull’immagine che il bambino ha di sé stesso, sulla motivazione e sull’accettazione della diagnosi.

2. Siate onesti e usate un linguaggio chiaro e adeguato all’età

Riportare una diagnosi in parole semplici può essere difficile, ma può essere d’aiuto usare dei racconti, dei libri come “Il mago delle Formiche giganti”, dei film o serie tv come “Stelle sulla terra” o “Le cronache di Nanaria” per quanto riguarda la dislessia. Per i più piccoli è possibile anche inventare delle metafore (es. paragonare il  cervello ad una macchina speciale che lavora in modo diverso), mentre per i più grandicelli ci si può addentrare più in profondità, mantenendo comunque un linguaggio comprensibile senza particolari tecnicismi.  

L’aspetto importante è quello di evidenziare sempre il lato positivo della situazione. In caso di DSA, potrebbe essere: “Ogni cervello funziona in modo diverso, il tuo fa più fatica a leggere (o scrivere), ma questo non è un  problema perché esistono tanti modi per aiutarti ad imparare e, poi, sei molto bravo in tante altre cose”. 

Per l’ADHD, invece, si potrebbe dire: “Ogni cervello funziona in modo diverso, al tuo piace pensare a tante cose insieme e fa fatica a stare attento ad una cosa alla volta. Ma non ti preoccupare, con un po’ di aiuto imparerai a controllarlo meglio”.

3. Normalizzate la diagnosi e promuovete una visione positiva del futuro

Il timore rispetto al futuro, il non sapere cosa aspettarsi e la mancanza di sicurezza rispetto alle proprie capacità potrebbe far decadere l’autostima, l’autoefficacia, il piacere di imparare e le probabilità di successo scolastico. È importante essere pronti a rassicurarli sul fatto che possono comunque ottenere ottimi risultati scolastici e lavorativi con l’adeguato sostegno e il giusto impegno.  

Per fare in modo che i bambini non si sentano sbagliati o difettosi, si possono portare esempi di persone con DSA o ADHD, che sono riuscite o stanno riuscendo a costruire qualcosa di importante per la società. Dei riferimenti concreti come personaggi famosi, amici o parenti, che hanno avuto esperienze simili, aiutano il bambino a normalizzare la diagnosi e a non sentirsi diverso.  

Nel caso dei DSA, possiamo parlare di Steve Jobs, che rivoluzionò il mondo grazie a delle tecnologie in grado di trasformare i nostri stili di vita.

Per quanto riguarda l’ADHD, potremmo nominare Emma Watson, divenuta una celebre attrice grazie al personaggio di Hermione in Harry Potter, o Pablo Picasso, cofondatore del movimento cubista nell’arte.

madre e figlio abbracciati

4. Rassicurate e promuovete l’autostima di vostro figlio

Venire a conoscenza di avere un disturbo del neurosviluppo come un DSA o l’ADHD, può destare preoccupazioni e il pensiero di essere meno capaci o meno intelligenti. In un ambiente familiare più rigido e controllante, il  bambino potrebbe sviluppare il timore di deludere le aspettative dei propri genitori, generando vissuti di ansia. Sarebbe opportuno, quindi, rassicurare il minore, evidenziando che il suo valore non dipende dai risultati scolastici o dalle sue difficoltà.  

La neurodiversità comporta solo un funzionamento differente del cervello, che, nel caso di conseguenze quali le difficoltà negli apprendimenti di base (lettura, scrittura, abilità di calcolo) o nella gestione dell’attenzione, ha assunto rispettivamente il nome di DSA o ADHD. In ogni caso, ogni cervello ha i suoi punti di forza e di debolezza, semplicemente non è stato dato un nome ad ogni diversità, poiché non tutte comportano delle difficoltà nella vita quotidiana.  

È bene, poi, valorizzare i loro talenti, mostrando come siano bravi in altre attività: arte, sport, musica, manualità  ecc. Le difficoltà scolastiche sono, quindi, un punto debole, che però può essere tranquillamente superato con il giusto supporto.

5. Coinvolgete i vostri figli nelle soluzioni

Dare la possibilità al bambino di sentirsi parte attiva nella ricerca di soluzioni alle sue difficoltà lo aiuta ad accettare meglio le scelte rispetto al percorso d’aiuto da intraprendere. È possibile, ad esempio, introdurre una persona di supporto, spiegandogli che esistono dei professionisti in grado di aiutarlo a trovare delle strategie per gestire le sue sfide quotidiane.  

A tal proposito, è bene che il bambino non percepisca questi strumenti come “correttivi”, ma piuttosto come alleati per il suo apprendimento. Il genitore potrebbe partire chiedendo al bambino stesso come si sente rispetto alle sue difficoltà, per poi discutere insieme le varie modalità per affrontarle. Il coinvolgimento è un potente catalizzatore della motivazione rispetto alle decisioni prese e agli impegni assunti.

6. Cercate il supporto di professionisti

Questo tipo di conversazione non è qualcosa che si esaurisce in una sola volta; perciò, il bambino potrebbe voler tornare più volte sull’argomento per elaborarlo. È bene che percepisca apertura al dialogo, la possibilità di poter fare domande al riguardo e la disponibilità da parte del genitore di affrontare il tema senza preoccupazioni.  

Se il genitore sente di non avere le competenze per poter spiegare la diagnosi o nota che il bambino, in seguito alla comunicazione, è particolarmente turbato, sarebbe opportuno chiedere senza esitazioni il supporto di un professionista esperto in DSA o ADHD. Questo saprà fornire al genitore preziosi consigli per affrontare la situazione a livello familiare e potrà egli stesso chiarire la condizione al bambino dando informazioni su queste neurodiversità. Tutto ciò contribuirà a costruire una solida base di autocomprensione e fiducia verso le proprie possibilità.

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